Gioacchino Ruocco canta "Ostia...in poesia AGR di Ostia Lido 31.08.2021 - Da leggere.....
Aggiornato Martedi' 31 agosto 2021 ore 20:42
Gioacchino Ruocco canta "Ostia...in poesia"
Con il libro: "Avverbi, diverbi e sentimenti” il poeta pone Ostia al centro dei suoi versi e l’amore per la cittadina si somma al dispiacere per il suo “martirio. La compostezza dei versi di Ruocco è un mondo turbinoso, in cui l’amore e l’angoscia convivono


Avverbi diverbi e sentimenti
(AGR) di Ginevra Amadio
La compostezza dei versi di Ruocco non deve però trarre in inganno: il suo è un mondo turbinoso, implacabile, in cui tanto l’amore quanto l’angoscia rifluiscono in atmosfere pulite, eppure cariche di tormenti. Si veda la lirica “Ancora”: «Ancora a chiedere a Dio / perché mi ha messo al mondo, / ancora una volta in più / a mettere in mostra / i miei difetti». Il mondo naturale, qui partecipe dello stato emotivo dell’io, si fa metafora della stasi, dell’impossibilità di attingere l’inconoscibile: «Anche le formiche / erano ferme, / stavano / senza niente da fare / da anni».
Il poeta si addentra nelle immagini, indaga i rapporti fra segni e significati giocando, finanche, con le cadenze dialettali, in una continua reminiscenza classica, che chiama in causa il Belli (“Quello che avanza del tempo”) o altre, contemporanee, esperienze della “strada” (si pensi alla Street Poetry).
I riferimenti letterari si moltiplicano, in un gioco i rimandi espliciti o nascosti che invita il lettore a sostare tra i versi, a goderne la pienezza e l’eco. Eugenio Montale, Antonio Fogazzaro o ancora Giovanni Pascoli, Ungaretti, tanti nomi affollano il mondo di Ruocco, ne plasmano la visione che è sempre accogliente e acuta, capace di cogliere l’ispirazione e poi sovvertirla, dando vita a qualcosa di ‘altro’.
Alcuni versi urticanti restituiscono stilisticamente il senso del bruciore, come in “Controtempo”, dove le allitterazioni («mentre ti accompagno / quando c’incontriamo / controtempo») e la variazione («la noia che annoia») rendono il senso del consumarsi, sino all’immagine dura, potente, della bocca che brucia «come soda caustica».
La partitura stilistico-espressiva è raffinata e tersa al tempo, vicino all’impianto narrativo ma capace di dinamismi vivaci, espressi nelle figure di suono o nella punteggiatura ‘libera’, talvolta assente (emblematico, in tal senso, “Ultimo atto”). Spiccano e commuovono alcuni gruppi sparsi di liriche dedicati all’amore, al sentimento di un quotidiano che si rinnova ogni giorno: «Sul mio viso / le rughe sono assenti, / sul mio grava / un poco di stanchezza, / due volti / senza ebrezza / in questo istante», da “Per un istante almeno); «Quando ti guardo / vedo sul tuo viso / lo stesso segno / mi si allarga il cuore / alla speranza», da “Se avessi pianto”).
Di fronte al mistero dell’esistenza è la sensazione, “il cuore” a calcare le scene. La ragione si ritrae, non senza pungere tra le righe, in un viaggio sentimentale e umano, che non smette di raccontare.
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