Chi era Alì Al Jabiri ?

Arrivato ad Ostia nel 1973, dopo aver trovato casa, incomincia a guardarmi intorno per capire dove ero capitato.
Sul territorio, oltre al mare, c'era di che vivere almeno per un pò senza dovermi per forza fermare.

Le realta abitative del territori erano evidenti come il primo insediamento a via delle Gondole. Negozi sotto casa o alla strada perpendicolare di via delle balenie- re, gli uffici più importanti a due passi, un cinema, il mare e un pontile davanti alla via del mare in drado di farti sentire la sua brezza sul volto, un cinema e tan- te strade da percorrere. La ferrovia Ostia Roma anche lei a 100 metri di distanza. 

E poi gallerie d'arte, come ce ne sono in tutte le località di villeggiatura perche di lì a un mese Ostia si affollò spsventosamente per cui, anche di sera, era difficile trovare un parcheggio sotto casa, un posto in pizzeria oa in un ristorante.

Fummo da subiro atratti da due tre gallerie di cui trovammo gli inviti nelle buca delle lettere. Il resto venne da se.

A ostia non dipingevano soltanto quelli che avevano frequentato l'Accademia di Belle arti, ma tanti altri che vedevano nella pittura un supplemento di guadagno da aggiungere allo stipendio dell'Alitalia o degli Aeroporti di Roma.

Le opere esposte non erano mlvage. Il vero artista sifaceva notare da subito, gli altri producevano immagini che nella loro sufficienza non dispiscevano. Mia moglie riprese i contatti con la rivista con la quale collaborava la cui periocità mensile le consentiva di scrivere e di riscrivere i pezzi come diavolo voleva.

Tra i tanti c'erano per lo meno una ventina di pittori che esponevano i propri lavori solamente nel loro studio che per la maggior parte era sulla strada per cui dopo il primo numero della rivista si moltiplicarono gli inviti delle gallerie in cerca di pubblicità e di organi di promozione.

Tra questi c'era anche Ali a Jabiri che aveva preso in affitto un ex portineria di un fabbricato quasi difronte alle poste centrali,

L'incontro fu inevitabile quando lo incontrammo nello studio di arte 1 di Corso Duca di Genova dove era venuto per una visita di cortesia all'inaugurazione della mostra del mese.

Con la sua aria levantina e un fisico prorompete si fece notare subito e quando si avvicinò a mia moglie la invitò senza mezzi termini a visitare il suo studio.  
Ci restò male quando gli fui presentato. Mi guardò con un'aria sfottente e rimandò l'incontro a una sua chiamata.

Pur non essendogli simpatico non ci siamo mai maltrattati ne a parole ne fisicamente, ne artisticamente. La sua ha sempre tasceso il nostro figurativo e non poteva essere diversamente per chi viene da una realtà paesaggistia che si frantuma nell'aria rovente e i simboli sovrastano il significato delle parole producendo pensieri che si evolvono al momento tra cose dette e non dette.
                                                                                
                                                                                Gioacchino Ruocco
                                                                           Ostia Lido         07.06.019






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