A Ostia si vive da "Avverbi, diverbi e sentimenti" di G. Ruocco


Ostia Lido - Lgmare Duilio


Fanciulla in riva al mare (disegno)              G. Ruocco   1989




Ostia 


A Ostia si vive

paralleli al mare

e una distesa verde

che brulica di tutto

per ingannare il tempo.


A volte brucia

per chi da sempre specula

dal verde agli arenili

per farne soldi

che poi non sa usare.


Tolta dagli acquitrini,

terra di disperati

e gaudenti

per una notte e via,

di meglio non possiede

chi non sa sognare.


Terra di sgombro

con le sue pene

che non finiscono mai

da un acquazzone in poi.

Manca Nerone

per completare il rogo

tante volte innescato

e andato a male.


Sono anni

che ci hanno tolto il mare

che sbatte

per chi lo usa

per giornate

magre di lavoro,

di fritti

che danno all’aria

l’odore dei diritti

sempre agognati

aspettando

una domenica di festa.


Ostia è

di chi viene a dormirci

per una notte sola,

di chi non ha parole
per farne poesie.


Ostia

è quella parola

che fa girar la testa

sui cui da secoli

arano

quelli che la fan dannare,

i fuori usciti e i domenicali

che speculano

e gli artisti occasionali

solo per farne

un set per sognare,

teatri di mezzora,

di non saper che dire,

di non saper che fare

per mentire a se stessi,

di un fritto che va mangiato caldo

con una fame lesta

che se portato via

si fa stantio a tarda sera ,

quando il sole in cielo

prova a sbracarsi  anch’esso

sull’arenile

stanco

come  quelli che arrivano

solo per qualche istante.



Ostia Lido       24.11.018

Gioacchino Ruocco
da "Avverbi, diverbi e sentimenti"






















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